Blockchain e sostenibilità ambientale: come l’innovazione tech può costruire un futuro più green

La creazione di un modello di business sostenibile è sempre più una priorità nell’agenda di imprese e realtà aziendali di ogni settore, che necessitano oggi di nuovi strumenti e strategie per poter ridurre il loro impatto sull’ambiente e costruire modelli economici innovativi.

Lasciato da parte il paradigma estrattivo, cioè di sfruttamento delle risorse oggi dominante, diventa fondamentale perseguire invece l’adozione di un modello circolare e rigenerativo, che punti a ripristinare gradualmente l’ecosistema e restituire al pianeta un maggior equilibrio ambientale e climatico.

Questa esigenza è guidata anche dalla crescente sensibilità verso il tema da parte di enti istituzionali e stakeholder, che sempre più spesso richiedono alle aziende la rendicontazione e la certificazione del proprio impegno verso la sostenibilità e il rispetto dei parametri ESG (Environmental Social Governance).

Come può un’azienda documentare e certificare quest’impegno?

Portando tutte le informazioni sul registro universale della blockchain, così da poter dimostrare in modo certo, inequivocabile e inalterabile l’impatto delle proprie attività per la riduzione dell’inquinamento e la promozione della sostenibilità.

Già nel 2021, l’ONU riconosceva nella blockchain un asset cruciale a supporto della sostenibilità ambientale, sottolineando anche l’importanza del valore che questa tecnologia è in grado di creare poiché permette ad individui, aziende, enti nazionali e sovranazionali di condividere obiettivi, in particolare quelli fissati dall’Agenda 2030, e di lavorare insieme, in modo trasparente, tracciato e sempre verificabile, per raggiungerli.

Nonostante questo, ancora oggi la blockchain viene percepita dall’opinione pubblica e dai non addetti ai lavori unicamente come una tecnologia ad altissimo impatto ambientale.

Quanto è vero? 
E quali sono invece le opportunità che schiude in un’ottica di maggiore sostenibilità e di gestione e rispetto delle risorse naturali?

Proviamo a vederlo insieme.

Indice argomenti

1. Blockchain al servizio della sostenibilità: gli ambiti di applicazione

Come sottolineato da Mark Radka, capo del Dipartimento Energia e Clima dello United Nations Environment Program: “The world needs to almost halve emissions over the next eight years to stay on track,while at the same time expanding access to energy to bring hundreds of millions of people onto the grid. Blockchain technology can play a part by making possible more accurate load monitoring, generation, and distribution in the grid through efficient use of data.”

La blockchain ha tutte le potenzialità per giocare un ruolo di primo piano nell’ambito dello sviluppo sostenibile e diventare una soluzione ottimale per tanti nodi legati alle attuali problematiche ambientali, dalla riduzione delle fonti d’inquinamento ad un migliore impiego delle risorse e delle energie rinnovabili alla trasparenza nel processo di gestione dei rifiuti.

Ecco qualche esempio di applicazione a favore della sostenibilità.

Energia: consumo energetico e tracciamento

La blockchain è una tecnologia energivora? PoW v PoS

La blockchain è energivora?

Non possiamo negarlo, se pensiamo che questa tecnologia produce un dispendio di energia pari allo 0,5% dell’energia elettrica prodotta su scala globale, pari cioè al fabbisogno dell’intera Argentina (puoi approfondire qui).
Non solo, spesso il suo funzionamento richiede un’elevata potenza di calcolo, che si converte inevitabilmente in un elevato consumo di energia, proibitivo ed economicamente insostenibile per molti paesi.

Magari ti stai chiedendo perché la blockchain ha bisogno di utilizzare tutta questa energia.
La risposta è esattamente quella che immagini.
La grande quantità di energia è indispensabile per far funzionare i computer, che da un lato servono ai miner per la creazione e la validazione dei blocchi (approfondisci qui) e dall’altro sono necessari ai developer per lavorare ad algoritmi sempre più complessi ed implementare la sicurezza, la velocità e l’efficienza della tecnologia stessa.

La blockchain, in realtà, è energivora – con un consumo annuale fino a 140 TWh di elettricità – soprattutto quando utilizza il meccanismo di consenso Proof of Work, che richiede il lavoro di più miners chiamati a competere tra di loro e risolvere per primi complessi problemi matematici.

Oggi però le blockchain utilizzano sempre più frequentemente un differente meccanismo di consenso, quello della Proof-of-Stake, che si basa su validatori che assicurano la validità delle transazioni impegnando uno stake come garanzia e che apporta notevoli vantaggi in termini di sicurezza, scalabilità e basso consumo energetico, ossia minor impatto ambientale.

La blockchain per il settore energetico

Instaurare dinamiche blockchain in ambito energetico potrebbe segnare una svolta davvero significativa, se consideriamo che il settore oggi è caratterizzato da un alto livello di centralizzazione e burocratizzazione su più step.

Ci riferiamo, in particolare, al cosiddetto “Ultimo miglio”, cioè alla fase finale di produzione, che nel settore dell’energia è spesso gestita da grandi compagnie di fornitura che la acquistano, approvvigionandosi nell’80% dei casi da fonti non rinnovabili, e la rivendono poi agli utenti finali, secondo un modello che produce purtroppo dispersione e spreco.

Se potessimo portare il sistema di gestione su una piattaforma blockchain e, dunque, instaurare un meccanismo di scambio ed erogazione decentralizzato, peer-to-peer e, inoltre, vincolato e garantito dagli smart contract, potremmo riuscire ad ottimizzare le risorse, ridurre il trasporto dell’energia su lunghe distanze ed incentivare meccanismi di rewarding, in cui cittadini e aziende ricevono incentivi ogni volta che dimostrano di essersi attivati per l’utilizzo e la produzione di energia rinnovabile e green.
Potremmo, cioè, riuscire a realizzare un sistema tracciato e trasparente, in grado di valorizzare il contributo per la sostenibilità di ogni singolo ruolo e singolo membro in un’ottica di comunità.

In Europa, i Paesi Bassi sono tra i primi ad aver identificato nella blockchain una soluzione ideale per la gestione e la produzione di energia rinnovabile, implementandola nel porto di Rotterdam, che da solo produce il 35% delle emissioni di carbonio della nazione.
Se prima le navi erano alimentate da generatori diesel, che creavano consistenti danni ambientali emettendo quantità notevoli di carbonio, oggi utilizzano l’alimentazione da terra, con un’erogazione dell’energia tracciata e variabile in base alle specifiche necessità delle loro attrezzature. 

Emissioni di carbonio e carbon credits

Il numero di aziende che puntano a diventare Net Zero e lavorano per ottimizzare supply chain e processi di produzione ed arrivare alla neutralità del carbonio è in crescita continua. 
E cresce così anche l’esigenza di documentare la sostenibilità delle proprie attività e il rispetto dei requisiti previsti dagli accordi comunitari.

Le “carbon footprint”, che misurano il livello di emissioni di CO2 equivalente (COe), ossia il rilascio dei diversi gas serra (ad esempio il metano), così come i “carbon credit”, cioè i titoli o certificati che permettono di compensare l’emissione di diossido di carbonio con progetti di sostenibilità ambientale (ciascun credito corrisponde ad una tonnellata di CO2e – CO2 equivalente) sono oggi monitorati e registrati in modo parziale e discontinuo.

La blockchain può permettere di tracciarli in modo certo, trasparente e immutabile, proteggendo le informazioni da possibili tentativi di manomissione e consentendo non solo di monitorare l’impatto dei processi aziendali, ma anche di fissare l’importo corretto della “carbon tax” e scoraggiare comportamenti poco limpidi nella gestione dei dati.

Ci sono già aziende che hanno scelto di gestire i crediti di carbonio sotto forma di NFT, cioè di certificati digitali su blockchain che garantiscono autenticità, unicità e proprietà del credito in modo sicuro, immutabile e pubblico.

Rendendo tutto tracciato e verificabile in ogni momento, la blockchain permette anche da un lato di fornire ai consumatori gli strumenti per muoversi più consapevolmente nelle loro scelte di acquisto, instaurando così un rapporto di maggior fiducia e loyalty con i produttori, e alle aziende di sentirsi incentivate ad assumere comportamenti volti a ridurre l’impatto ambientale e rispettare i requisiti di tutela e sostenibilità.

Gestione della supply chain

Uno degli ambiti di applicazione della blockchain che ha incontrato ad oggi maggior successo è quello che riguarda il tracciamento e la certificazione della catena di approvvigionamento e dei processi di produzione e distribuzione dei prodotti.

Nelle loro scelte di acquisto, i consumatori sono sempre più consapevoli e attenti all’approccio etico e sostenibile delle aziende e alla possibilità di accedere in modo trasparente alle informazioni che riguardano la storia, la qualità, la composizione, il ciclo di produzione e di vita di un prodotto.

E, come vedremo in dettaglio in uno dei prossimi articoli del nostro blog, le aziende si stanno impegnando per soddisfare questa esigenza attraverso l’apposizione di etichette digitali che permettono, dietro scansione, di accedere a quest’archivio di dati, interamente tracciato e registrato su blockchain, e poter seguire il valore e le caratteristiche di un bene dalla sua origine fino al consumatore e allo smaltimento finale.

Pensiamo, ad esempio, al settore enogastronomico.
Poter sapere con certezza se il prodotto tipico che abbiamo scelto di acquistare è effettivamente locale ed è stato prodotto a km 0 significa anche poter avere un’idea di quanto la sua produzione costi in termini di emissioni di CO2 legate, ad esempio, al trasporto di lungo raggio e, dunque, quanto sia sostenibile da un punto di vista ambientale.

Ci sono già aziende che non solo hanno intrapreso la strada della blockchain per migliorare la gestione della supply chain in un’ottica di sostenibilità, ma che hanno scelto di sviluppare blockchain proprietarie così da poter adattare i vantaggi di questa tecnologia alle loro esigenze specifiche, anche in termini di controllo, flessibilità e scalabilità.

Gestione dei rifiuti ed economia circolare

L’impiego della blockchain può permettere di portare la gestione e lo smaltimento dei rifiuti ad un livello di maggior efficienza e di minor complessità da un punto di vista della gestione e delle responsabilità a carico del singolo cittadino o del singolo comune.

Attualmente, la correttezza della raccolta e delle attività di riciclo è affidata, da un lato, ai singoli individui e al loro grado di consapevolezza ambientale e, dall’altro, alla pubblica amministrazione. Si scontra così con il grado di educazione ambientale dei primi e con la scarsità di risorse a disposizione della seconda, che raramente ha la possibilità di monitorare in modo sistematico e strutturato lo svolgimento corretto di tutti i passaggi e il corretto smaltimento e recupero dei volumi.

Portare e documentare il processo su blockchain permetterebbe di costruire un sistema trasparente e tracciato in ogni step e di poter così seguire e certificare, in modo limpido, anche l’impatto di una determinata modalità di gestione in termini economici e ambientali.

Anche in questo caso, la singola azienda come il singolo cittadino potrebbero essere incentivati a partecipare in modo più attivo e consapevole attraverso la creazione di processi, anche orientati alla gamification, che registrano il comportamento corretto su blockchain e lo ricompensano con asset in forma di token o riconoscimenti economici.

Perchè la blockchain può diventare una risorsa per un futuro più green

Questi sono solo alcuni esempi dei molti ambiti in cui la blockchain può essere utilizzata a supporto della sostenibilità ambientale, abilitando dinamiche di risparmio energetico o di contrasto all’inquinamento ambientale.

Immaginiamo il settore dell’agricoltura e, in particolare, dell’approvvigionamento idrico.
Oggi ci troviamo ad affrontare un problema di scarsità d’acqua a livello globale.
L’impiego della blockchain può permettere di migliorare notevolmente la gestione di questa preziosa risorsa naturale, come ti abbiamo raccontato qui, permettendo di tracciare e certificare, in modo sicuro e automatizzato, gli utilizzi che ne vengono fatti e sostenendo l’impegno verso la sostenibilità di agricoltori ed operatori del settore, attraverso il riconoscimento di premi, opportunità, ritorni economici.

In generale, la blockchain può assumere un ruolo importante nell’abilitare e supportare meccanismi di rewarding e di incentivi sia a livello aziendale che individuale che incoraggino e ricompensino i comportamenti corretti innescando così nuovi modelli di collaborazione, di crescita, di dinamiche economiche e sociali.

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