“Digitalizzazione”: una parola che è parte integrante del nostro linguaggio quotidiano.
E che rappresenta, più di tante altre, il processo di trasformazione ed evoluzione tecnologica che viviamo giorno dopo giorno e che porta con sé innumerevoli vantaggi.
Pensa, ad esempio, al fatto che le informazioni viaggiano molto più velocemente, possono essere raggruppate e filtrate e sono sempre a nostra disposizione grazie ad internet ed ai dispositivi che portiamo sempre con noi.
Grazie alla digitalizzazione, oggi, siamo anche in grado di mettere in campo dinamiche virtuose per ridurre gli sprechi e rendere molti processi ecosostenibili.
Tutto fantastico, no?
Ma allora perché, oggi, molti processi non sono ancora digitalizzati?
Perché, ad esempio, l’estrazione dei gironi della Champions League avviene ancora manualmente e viene svolta dal vivo in maniera pubblica? Non sarebbe meglio digitalizzarla?
E le elezioni politiche?
Perché ad oggi parliamo ancora di sperimentazione e il voto elettronico non è lo standard?
Il motivo è che, purtroppo, per molte tipologie di votazione o selezione è ancora troppo complesso applicare meccanismi digitali.
Ma perché è così difficile?
Una risposta tecnica c’è: digitalizzare un processo lo rende opaco.
Sappiamo di aver interagito con un programma e di aver scambiato dei dati, ma come possiamo avere davvero la certezza che quelle informazioni siano state recepite correttamente?
Siamo sicuri che siano state processate nella maniera corretta?
La risposta a queste domande, purtroppo, è no.
E allora, quando interagiamo con un sistema informatico o un’applicazione web chi ci tutela?
Chi ci garantisce che le informazioni vengano trattate correttamente?
Proviamo a capire meglio insieme.
Quando parliamo di interazioni sul web, entra in gioco un tema fondamentale: quello della fiducia.
Nel mondo web 2.0 a fornire garanzie e tutele è il provider del servizio, l’ente che gestisce l’applicazione ed ha il pieno controllo sul sistema informatico e sui nostri dati.
La blockchain interviene proprio su questo meccanismo, mettendo in gioco una delle sue funzionalità più dirompenti, ovvero la sua capacità di spostare la fiducia.
Grazie a questa tecnologia, la fiducia non è più riposta nell’entità centrale che gestisce il sistema, ma nel codice del sistema stesso.
Cosa ne deriva?
La definizione di uno scenario rivoluzionario, in cui l’entità centrale non è più necessaria e in cui è racchiuso il senso più profondo della rivoluzione digitale che stiamo vivendo.
Si tratta di un cambiamento così radicale che parliamo di evoluzione del web alla sua versione 3.0.
…e dunque…Benvenuto nel web3!
Sicuramente ti stai chiedendo chi è che, in questo nuovo sistema, nel mondo web3, garantisce che le informazioni siano recepite e trattate nella maniera corretta.
Ad assicurare che questo avvenga sono la crittografia e il protocollo, ossia i pilastri della blockchain, che fanno sì che sia possibile digitalizzare processi e mantenerli estremamente trasparenti, dimostrabili e verificabili.
Magnifico!
E, dunque, dirai, come si digitalizza un processo nel mondo web 3?
Ricordi il nostro post di qualche tempo fa?
Attraverso l’uso di smart contract!
Cerchiamo di capire meglio attraverso un esempio pratico.
Quale miglior caso studio di una riunione di condominio?
Ecco il problema.
Un gruppo di persone che vivono all’interno dello stesso condominio deve riunirsi per decidere alcune azioni comuni da intraprendere per l’amministrazione del palazzo.
Tutti sono mossi dallo stesso interesse, poiché le decisioni prese in assemblea possono condizionare la loro quotidianità, migliorando o peggiorando le loro condizioni di vita e aumentando o diminuendo le spese da sostenere.
Nonostante questo, la loro motivazione a partecipare si scontra con complessità logistiche non indifferenti.
È complicato trovare un momento in cui tutti possano intervenire in presenza e, d’altro canto, gestire la situazione tramite una votazione remota in web 2 non è una buona opzione, perché non permetterebbe di avere le dovute garanzie.
Come fare?
Semplice, la soluzione è su blockchain!
E se istituissero una DAO?
Sicuramente sei familiare con il termine, ma, se hai qualche dubbio, ecco una spiegazione semplice e chiara, in stile KNOBS.
La parola DAO è l’acronimo per Decentralized Autonomous Organization ed indica un’organizzazione basata su blockchain e caratterizzata da un modello di governance distribuito e autoregolamentato, che segue cioè una logica peer-to-peer e non richiede un’entità esterna centralizzata di controllo.
Le persone che ne sono parte seguono le regole codificate da specifici smart contract, che permettono di gestire i processi di governance in maniera tracciabile, sempre verificabile e sicura.
Molto interessante, non credi?
Approfondiamo.
Quali meccanismi e strumenti regolano il funzionamento di una DAO?
Innanzitutto, abbiamo bisogno di un sistema che indichi in modo certo e indubitabile chi sono i membri dell’organizzazione, in modo da poter limitare le operazioni di voto alle sole persone che ne hanno diritto.
Per poter essere parte di una DAO, è necessario essere inseriti in una sorta di whitelist, un “elenco iscritti”.
Come viene implementata questa whitelist?
Lo strumento più comunemente utilizzato, più flessibile e più “web 3” per indicare l’appartenenza ad una DAO sono sicuramente i token.
Che si tratti di token fungibili o NFT, questi oggetti digitali programmabili hanno tutte le carte in regola per svolgere – e in maniera egregia – questo compito: è, infatti, sempre possibile verificare in maniera semplice ed inequivocabile chi ne è il possessore e, di conseguenza, associare a lui e a lui soltanto il diritto di interazione con la DAO.
Torniamo al nostro esempio della riunione di condominio.
Abbiamo deciso che l’istituzione di una DAO è la soluzione perfetta per questa situazione, giusto?
A questo punto, allora, non ci resta che distribuire i token agli inquilini del condominio.
Il possesso di questi token li renderà parte della community delle persone che abitano in quel palazzo, in maniera verificabile e dimostrabile a terzi.
Che ne dici?
Anche solo poter dimostrare in modo certo e inequivocabile la propria appartenenza ad una community è una funzionalità interessante, no?!
(qui puoi leggere come funziona, ad esempio, questo meccanismo nel settore fashion)
In realtà, è solo una delle funzionalità possibili.
Aggiungiamone un’altra e diamo un’utilità al token, associamo ad esso il diritto di voto.
Ecco, ora possiamo sviluppare tutta la logica per gestire le votazioni attraverso la stesura di uno smart contract.
Potremmo, ad esempio, prevedere un flusso di questo tipo:
Come sai bene, l’utilizzo di smart contract assicura che l’esecuzione dei flussi avverrà esattamente secondo le regole stabilite, garantendo agli utenti il massimo livello di trasparenza possibile.
La fiducia viene trasferita dal gestore della votazione al codice stesso.
Non dobbiamo più necessariamente affidarci a chi ha sviluppato il meccanismo per la votazione e fidarci di lui, ma possiamo invece verificare il codice degli smart contract pubblicamente disponibile ed accertarci personalmente che la votazione avverrà secondo le regole descritte all’interno dello smart contract stesso.
Per sua stessa natura, una votazione sviluppata su smart contract è pubblica e verificabile ed offre, quindi, tutte le garanzie (anche garanzie ulteriori) che offrirebbe uno spoglio dei voti fatto in presenza.
Ti stai appassionando al tema, vero?
E quindi ti stai sicuramente domandando…
Quanto è difficile mettere in piedi una DAO?
Ecco la risposta!
In occasione del convegno conclusivo dell’anno di ricerca 2022, l’Osservatorio Blockchain e Web3 del Politecnico di Milano ha creato una DAO con finalità benefiche “in diretta”, proprio per mostrare i vantaggi e le opportunità di questo strumento blockchain.
Ecco come si è svolta.
L’Osservatorio aveva preventivamente individuato alcuni enti benefici disponibili a ricevere donazioni in crypto, fra i quali Save the Children Italia e The Circle Italia onlus, e aveva creato una raccolta fondi in stablecoin per i propri partner e sponsor.
I partecipanti all’evento in presenza hanno ricevuto dei token, che hanno permesso loro di entrare a far parte della DAO e di votare, sulla blockchain di Polygon, come devolvere i fondi in beneficenza e come distribuire le donazioni tra le onlus partecipanti.
Sia la raccolta che la distribuzione dei fondi sono state naturalmente regolate da smart contract.
In particolare, secondo quanto codificato all’interno del contratto intelligente, ognuna delle associazioni ha ricevuto una quota delle donazioni raccolte, mentre l’associazione con più voti ha ricevuto una quota doppia.
Si tratta di un meccanismo estremamente trasparente, garantito dalla blockchain.
Chiunque ha partecipato alla donazione e/o alla votazione, è certo che i fondi sono stati distribuiti secondo regole prestabilite e condivise e che nessuno può né aver alterato l’esito della votazione stessa né aver dirottato i fondi verso altri destinatari.
I presenti hanno così potuto sperimentare il funzionamento live di una DAO e partecipare attivamente. attraverso il voto, a decisioni di governance condivisa.
Questo è naturalmente solo un esempio, ma le potenzialità di applicazione di questo strumento blockchain sono pressoché infinite…
Pensa a quanti diversi tipi di community possono esistere e a quante possibili decisioni ciascuna di esse può trovarsi ad affrontare!
E per chiudere, un piccolo insight!
Se vuoi partecipare anche tu ad una votazione su blockchain, segui la pagina LinkedIn di KNOBS, dove annunciamo i nostri prossimi eventi…si preparano sorprese!